Molto probabilmente il signor Newton ha chiamato questa foto così dopo aver visto l'omonimo film di Mike Figgis. O dopo aver letto l'omonima novella di Mike O'Brien. In quest'ottica, nel buio in fondo alla via di fuga è facile vederci la morte, perché via da Las Vegas, nel film e nella novella, non ci si va realmente in macchina, e non ci si va nemmeno vivi. Leaving Las Vegas come specchio d'argento brunito della gioiosa Viva Las Vegas di Elvis.
D'altro canto, è più facile, ed evocativo, andare via da Las Vegas che non esserci, a Las Vegas, perché è un non luogo. Già il deserto è un non luogo, figuriamoci una città nel deserto. E i non luoghi, se non stai attento o se ci stai attentissimo, diventano in un attimo una metafora di te, di come ti senti, di cosa cerchi, spaventosamente/deliziosamente a nudo davanti alla tua coscienza.
Per questo è materiale filmico malleabile oltre ogni dire, Las Vegas: un coloratissimo contenitore privo di senso, versacelo tu, il senso, che tu sia un regista di film o un regista di te stesso.
L'attore può essere Johnny Depp.
Può essere Elvis.
Può essere Kevin Costner travestito da Elvis.
Può essere Nicholas Cage moribondo, ma in forma.
O puoi essere tu.
Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, ognuno in fondo perso dentro his own private Vegas. Ma niente paura (e delirio). Se per Newton il viaggio della vita è una strada, una linea che fende il deserto, allora il non luogo Las Vegas è solo un punto. Un punto un sacco rumoroso e luminoso, d'accordo, ma un punto. E i punti non hanno dimensioni. Non luoghi. Però ci devi passare,la linea è quella, i punti sono quelli. Sarebbe comunque stupido distrarsi - perdere anche solo un punto può significare perdere la partita. O la teiera dell'Esselunga.
Il vantaggio che consegue da questa natura di non luogo è che può addirittura capitare che la migliore Las Vegas sia quella immaginata da una persona che non c'è mai stata, guardando una foto di Helmut Newton che non raffigura Las Vegas. Un po' come quella mia del post precedente. Solo che a Newton, chissà com'è, le foto venivano un pelo meglio.
E sì, il deserto mi fa sempre questo effetto. Un giorno vi racconto cosa mi successe nell'outback australiano.
D'altro canto, è più facile, ed evocativo, andare via da Las Vegas che non esserci, a Las Vegas, perché è un non luogo. Già il deserto è un non luogo, figuriamoci una città nel deserto. E i non luoghi, se non stai attento o se ci stai attentissimo, diventano in un attimo una metafora di te, di come ti senti, di cosa cerchi, spaventosamente/deliziosamente a nudo davanti alla tua coscienza.
Per questo è materiale filmico malleabile oltre ogni dire, Las Vegas: un coloratissimo contenitore privo di senso, versacelo tu, il senso, che tu sia un regista di film o un regista di te stesso.
L'attore può essere Johnny Depp.
Può essere Elvis.
Può essere Kevin Costner travestito da Elvis.
Può essere Nicholas Cage moribondo, ma in forma.
O puoi essere tu.
Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, ognuno in fondo perso dentro his own private Vegas. Ma niente paura (e delirio). Se per Newton il viaggio della vita è una strada, una linea che fende il deserto, allora il non luogo Las Vegas è solo un punto. Un punto un sacco rumoroso e luminoso, d'accordo, ma un punto. E i punti non hanno dimensioni. Non luoghi. Però ci devi passare,la linea è quella, i punti sono quelli. Sarebbe comunque stupido distrarsi - perdere anche solo un punto può significare perdere la partita. O la teiera dell'Esselunga.
Il vantaggio che consegue da questa natura di non luogo è che può addirittura capitare che la migliore Las Vegas sia quella immaginata da una persona che non c'è mai stata, guardando una foto di Helmut Newton che non raffigura Las Vegas. Un po' come quella mia del post precedente. Solo che a Newton, chissà com'è, le foto venivano un pelo meglio.
2 comments:
Grazie,fin troppo.
Quanti pensieri ruotano attorno a uno scatto fatto di corsa,magari per caso e magari con l'intenzione di immortalare i pipistrelli.:)
Tutto quanto è un capolavoro.
A presto
ahahahahha. esatto. Pipistrelli. E magari nel deserto del Connecticut:D
"Tutto quanto è un capolavoro". Letteralmente, nel senso "ogni cosa è illuminata".
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