Sicuramente, quando Katsushika Hokusai si cimentò nelle 36 vedute del monte Fuji, era più vicino al monte Fuji di quanto non lo fossi io mentre scattavo queste foto. E poi le sue non erano foto. E poi lui era Hokusai, che gli dèi l'abbiano in gloria. E poi nel 1831 il 44° piano del Tokyo Park Hyatt non c'era, e nemmeno il grattacielo davanti. Quello in cui si vede riflesso l'altro lato dell'alba. L'alba dell'ultimo giorno, quando infine il Fuji-san ha deciso che poteva apparire, che eravamo "degni". Non che fossimo pronti, diciamo "un po' più pronti": non si è mai pronti a vedere una divinità. Figuriamoci a fotografarla così, quando albeggia e tu sei in mutande con lo spazzolino in bocca. Eppure pare che il divino sovente ami palesarsi proprio in questi momenti, sospesi tra la non aspettativa, le mutande e lo spazzolino.
più di quanto interrogherei una finestra riguardo ad una vista; guardo attraverso di essa e non con essa".
William Blake
芙蓉峰, "la Cima del Loto", dice Wikipedia.
Nel momento in cui la luce del sole, nel suo salire,
ha raggiunto questo preciso grado di tinta e saturazione,
mi sono sentito in Sicilia, a cospetto dell'Etna,
che è per tanti aspetti antitetica al Fuji,
eppure ne condivide la natura divina.
2 comments:
Dio mio che bello, e poi la gente mi prende per pazzo quando dico che più di tutto vorrei andare in giappone...
Hai almeno preso una spada paccottiglia? LA differenza da prenderla qui a li è solo che puoi dire che viene dal giappone, però dici niente!
E' dall inizio dell'anno che mi sveglio prima dell'alba, e cammino per la città intorpidita (lei, non io) da casa al lavoro, mentre il sole tenta di fare capolino prima che io entri in ufficio. E, benché qui a Trieste tante giornate fossero insolitamente lattiginose, il confine tra l'acqua e il mare indistinguibile, ogni alba non è mai uguale a sé stessa, ogni mattina porta con sé un differente sussuro che in breve tempo viene sommerso dal vociare del giorno. Qui come in Giappone, i riflessi del mare quanto le nevi del Fuji.
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