Sunday 28 September 2008

Magical Mystery Trip Parte II: Meher Baba

3. Meher Baba si mostrò ai suoi discepoli marini.

"Ho dormito per non morire, buttando i miei miti di carta su cieli di schizofrenia".

(continua da qua) Dicevamo? Ah sì, snobismo. I miei compagni d'Interrail giocavano a carte, io disegnavo. Loro chiaccheravano lungo gli infiniti tragitti in treno, io disegnavo. Invece di guardare fuori dal finestrino e scoprire il mondo, io disegnavo. Non che non interagissi con loro, anzi, ma nel mentre... esatto, disegnavo. Amorevoli, si portarono in giro per Olanda, Francia, Spagna una specie di valigia disegnante. La mia autospiegazione era che io volevo un viaggio di formazione, e avevo l'impressione che il viaggio non fosse abbastanza formativo. Dunque mi ero inventato, parallelamente al viaggio fisico, un viaggio nell'inconscio, nell'onirico, nei miei ricordi d'infanzia, nei miei miti di carta e di musica. Una costellazione di simboli più o meno esoterici che potevo interpretare soltanto io (nemmeno io, a volte). Era il mio modo per attirare l'attenzione, costringere i miei amici, serenamente curiosi, a chiedermi cosa stessi disegnando. Costringevo loro a entrare nel mio mondo disegnato, visto che io non riuscivo veramente a stare al loro passo nel mondo reale, "viaggiato" che stavamo sperimentando.
4. Meher Baba schiaffeggiò i suoi ed i vostri nemici.

La vacuità nervosa dei due scarabocchi qui presenti testimonia come, all'inizio, questa idea di "viaggio interiore" fosse ancora profondamente insincera e dominata dalla paura di formarsi sul serio, godendo appieno delle esperienze reali fornite dall'Interrail. Misi in mezzo il Meher Baba, uno degli avatar dello zoroastrismo, solo perché era il santone preferito del mio chitarrista preferito, Pete Townshend. Non avevo assolutamente idea, all'epoca, di che diavolo predicasse 'sto Meher Baba ma, hey, faceva scena. Un mito vuoto.

Il Meher Baba reale, che avrei conosciuto più tardi, è un Maestro notevole. Rileggere il senso delle canzoni degli Who sulla base dei suoi insegnamenti mi ha aiutato a far crescere la loro musica assieme a me, oltre il cliché della greatest rock'n'roll band in the world. Ma questa è un'altra storia rispetto a questa dei disegni in Interrail che (continua)

AGGIORNAMENTO: chiudiamo il post con
un'adorabile et assai pertinente aggiunta
suggerita nel primo commento qui sotto:



4 comments:

Anonymous said...

(You're really) talking about my generation... (carta al posto della carne).
S
(però la mia preferita è Baba O'Riley)

Anonymous said...

Sono infiniti i mondi all'interno della nostra mente, quindi astratti, al contrario di quelli fisici e tangibili.
Sono sempre più convinto che si nasce consapevoli di questa cosa, si sviluppa nell'età infantile, continua nell'adolescenza, e di li in poi può prendere due strade: insomma, c'è chi a 30 anni sa sognare e chi no.
Quei mondi che con il disegno scoprivi a 18 anni non sono comunque comuni a tutti, ma solo a gente che sa ancora stupirsi delle piccole cose.
Fissandoli su carta è come se le rendessi reali. Penso che sia grazie a gente come te che alcune persone rimangono giovani anche a 70 anni. Per questo grazie, B.

T. (e no, non ho 70 anni, e neanche 30, ma 20)

B. said...

Esse,
Baba O'Riley è il pezzo d'apertura del disco rock che più mi somiglia! Ho aggiornato il post aggiungendo il brano, pertinentissimo sia perché in quell'interrail l'ho ascoltata quasi ininterrottamente, sia perché il "Baba" del titolo è ovviamente il Meher Baba. Il "Riley" del titolo è invece Terry Riley, compositore elettronico e minimalista a cui Townshend si è ispirato per la stupefacente parte di synth del brano.

Ti,
goditi Baba O'Riley, senti come la frammentazione estrema dei suoni iniziali, che io associo all'intelletto astratto, si sviluppa attraverso la canzone, fino all'accelerazione ritmica finale, così fisica e concreta, che culmina nel tutto che vortica fino a riunirsi nell'Uno, la Nota Silenziosa che chiude il pezzo.

Ehm...
ok, goditi Baba o' Riley e basta :)

Anonymous said...

Grazie B!
Ascoltare questa canzone mi fa sempre arricciare piacevolmente il pelo delle braccia, che non è una bella immagine, ma rende bene la sensazione fisica che mi dà. Una grande carica. Quando entra la tastiera una specie di commozione, un senso di infinite possibilità...
Non avevo il disco originale, faceva parte di una classica compila su cassetta, preparata da un amico per farmi conoscere gli Who. L'ho riscoperta qualche anno fa quando ho visto il film di Spike Lee, Summer Of Sam dove sottolinea una bella scena. E ora grazie a te ne scopro l'origine e i riferimenti... Davvero bello l'incalzare balcan/klezmer finale... che creazione geniale.
S