Sunday, 13 January 2008

Convertitevi

Oggi vi faccio ascoltare
la prima canzone di questo disco del 1969.

Non avevo mai sopportato Elvis. Lo trovavo tronfio, puerile, imbalsamato nel suo ego e posticcio. (E con brutte font sulle copertine). Poi sono successe un sacco di cose più o meno misticheggianti, e ho realizzato quanto sia vero che negli altri ci danno fastidio le cose che non sappiamo accettare di noi. Et voilà, ho visto la luce e mi è venuta una irrefrenabile voglia di ascoltare Elvis. Tanta. Tantissima. Fino al punto da affondare le orecchie nella serie Follow That Dream, che è tipo l'Anthology dei Beatles, solo che invece di essere composta da 3 doppi CD ne conta già una settantina (e ne escono 10 "nuovi" l'anno). A riprova che Elvis continua a sfornare inediti nascosto in un bunker ad Agrate Brianza (in bunker sharing con Jim Morrison, che però preferisce passare il tempo col Wii).
Ma lasciamo perdere gli inediti: ora che sono stato salvato, ovviamente voglio pedantemente profondere la beatitudine salvifica a tutto il mondo. E dunque occorre cominciare con oculatezza. Oppure con questa canzone, consigliatissima per i risvegli difficili - in senso mistico o meno. Wahe guru!


5 comments:

Anonymous said...

Personalmente non ricordo di avere avuto pregiudizi nell'ascoltare Elvis, forse ne ho avuto qualcuno nel corso degli anni sulla sua persona (soprattutto per quel che non ne sapevo, e che continuo a ignorare) ma contre Saint-Beuve ho sempre ritenuto che il perlopiù della sua opera andasse distinto dalla sua vicenda personale. Non che avessi mai avuto una passione, né a suo favore, né a suo sfavore, solo una certa piacevole indifferenza.
La canzone che fai ascoltare qui, caro B., da un lato mi sa proprio di tronfio, puerile, imbalsamato e posticcio, se penso ad altre canzoni del 69, dall'altro forse è proprio quell'essere tronfio, puerile, imbalsamato e posticcio in questa canzone (in questo brano?) che ne può derivare quel slittamento di significato (anche minimo, a ben vedere) che prelude all'illuminazione. Grazie per questo singolo ascolto.

Ted said...

Io ho avuto lo steso percorso tuo, B.
Odiavo ELvis, cioè non lo odiavo ma non lo consideravo. Però ero stato a Graceland nel 15 esimo anniversario della sua morte, quasi per caso.
Non mi convertii nemmeno quel giorno, ma qualcosa in più la capii. Guardando i video, girando detro la sua casa, ascoltando i racconti di quando i Beatles erano andati a Graceland, tu pensa. Hanno anche suonato qualcosa insieme, in quella casa. E non c'era nessuno a registrare con un videofonino. Sigh.

B. said...

hehehehe... No, non c'era nessuno col videofonino, ma c'era qualcuno col phon. Essì, c'era il parrucchiere "e padre spirituale" di Elvis, Larry Geller. E il suo racconto sull'incontro coi fabs forse è lo stesso che hai sentito tu. Altrimenti poi leggerlo qui nelle parole di Geller. Non sarà Uri, ma è comunque un tipo sorprendente...
http://www.elvis.com.au/presley/larrygeller_interview.shtml

Comunque hai ragione - più che una conversione è una inclusione, un'arrendevole cedevolezza zen a Elvis.

Molta Gente said...

ma questo non doveva essere un blog sulla filosofia nintento? mi piace questa svolta elvis has left the building. la trovo molto tua.

Anonymous said...

Doveva anche essere un blog in inglese, a giudicare dal titolo. Daltronde playground si può intendere anche come luogo per suonare.
Penso che il fatto che scriva in italiano sia dovuto proprio al fatto che sta facendo un excursus, ma potrei sbagliare data la mia natura insulsa.
Spero che questo commento non sia troppo fastidioso =)