Tuesday, 2 September 2008

Incontri con Lacrimi Amari
(straordinari, va da sé)

Saru Platania, Lacrimi Amari,
Tipografia dell'Etna, Acireale, 1901

Cammina cammina, i nostri eroi arrivano in una località sperduta, dove il tempo sembra scorrere a un'altra velocità, e anche i colori sembrano sfasati rispetto alla realtà. Fondo Cipollate, questo il nome del luogo. La locandiera è graziosa. Sua figlia di quattro anni ancora più graziosa, anche se una declina la grazia costruendo ospitalità, l'altra distruggendo bambole.
La mia compagna di viaggio parla con la locandiera, che non incidentalmente è sua amica. Io gioco con la figlia, che si annoia perché la mamma parla sempre con gli sconosciuti. Mi invento che il piccolo rastrello giocattolo con cui sta trafficando è in realtà il Rastrello Magico di Cipollate: se ti ci pettini, ti cresce la verdura in testa. Gli adulti che si trastullano tra il serio e il faceto sono un quiz frustrante ma irresistibile per i bambini, e la piccina comincia a rastrellarsi i ricci biondi. Non succede niente, ma l'azione le risulta piacevole e, a furia di rastrellarci, non spuntano ortaggi ma ne nasce comunque una simpatia. Di riflesso, anche la madre sembra amichevole con me. Forse comprendendo l'intento di sedare l'enfant terrible (mais aussi trés adorable), e non quello di snobbarla.
(Ma poi. Quante scies mentales. A Fondo Cipollate non ho pensato nulla. Ho fatto. Che bello fare.)
Insomma, ho ricevuto un regalo dalla mamma. Una copia originale del libro di poesie del suo bisnonno, scritte all'inizio del secolo scorso. Penso sia il libro più "vecchio" che ho: il record precedente era detentuto da una copia del Tao te Ching di Lao Tzu del 1915. Ma il Lao Tzu è famoso e ultra ristampato. Il Platania non so. Ma so che è pieno di poesie in dialetto siciliano relativamente arcaico. Apriamo una pagina a caso:

TU E IU

E tu cantavi: "'Nta lu pettu sentu
Comu l'unna crudili di lu mari,
Superba sugnu com'un forti ventu
Ca l'arbuli cchiù vecchi fa 'nchinari,

Li raggi di la luna sunu chiari,
Fidi li stiddi di lu firmamentu,
Ma la luna e stiddi iu non pozzu amari,
Amu di la timpesta lo spaventu."

E iu risposi: "Ccu la mè canzuna
Iu lodu di la notti la gran festa,
La paci di li stiddi e di la luna."

E tu dicisti sì, ma a lu mè cori
Purtasti furiusa la timpesta
Di lu tò cantu e di to' palori.

Non è obbligatorio capire tutto. O parte. Sentite il suono. A me pare straordinariamente simile al paesaggio siculo, sinestesicamente parlando.

2 comments:

Wendy said...

Bello. Anzi straordinario. Su tutto, il rastrello magico gli ortaggi che crescono fra i capelli.

Wendy said...

magari la prossima volta metto una virgola o una "e" di congiunzione in più visto che le hanno inventate