Tuesday 18 November 2008

Recensione di 12/12 del disco di Franco Battiato

Franco Battiato,
Fleurs 2, novembre 2008

Con gli Oasis ho fallito, e mi sono arenato con la recensione dopo quattro canzoni. Ovviamente questo non poteva succedere col mio beniamino siciliano! Ecco qui la recensione completa del "nuovo disco di vecchie canzoni", brano per brano. È bastato mandare il disco a ripetizione, lavorando nel mentre e aggiungendo questo o quel pezzo quando “veniva”, in preda ai pensieri associativi.

1) Tutto l'universo obbedisce all'amore
L’inedito del disco è in realtà una cover di Jean De La Fontaine. No, dai, però effettivamente De La Fontaine ha aforismato: “Tutto l'universo obbedisce all'amore; amate, amate, tutto il resto è niente”. E Dio se ha ragione. Battiato canta di questo, con altre parole, ma sostanzialmente fedele nel senso, e nella tensione emotiva verso l’infinito, al francese. La delicatezza dell’arrangiamento è commovente e allo stesso tempo ariosa, come un esercizio pianistico suonato da uno sconosciuto là, fuori dalla finestra, a primavera. Carmen Consoli, ben amMaestrata, canta con delicatezza e senza fare troppo la Carmen Consoli. Nemmeno Battiato canta troppo alla Battiato. Evviva la misura. Brano bellissimo.

2) Era d’estate
Sergio Endrigo è uno tosto, della categoria dei tosti che non ascolti sempre sempre, ma che quando hai voglia. La canzone è del 1963, e ha quell’ingenua leggerezza da canzone pop ai suoi albori, che affonda però solidamente le radici nella musica classica. Di nuovo, esercizi pianistici in sottofondo. Archi discreti. Battiato è molto chiaro nel definire l’atmosfera di questi due dischi. L’interpretazione vocale, non forzata, è franca e battiata at its best.

3) E più ti amo
Dopo un pezzo da novanta (o da ’60) come Endrigo, l’arrivo di questa “E più ti amo” (Plus je t'entends) del francese Alain Barriere risulta straniante, se non proprio fastidioso. Una metrica, in italiano, discutibile. Un testo, in italiano, risibile, dove il gioco della delicatezza da “canzone degli albori” non funziona più. Nemmeno il maestro può sollevare le sorti di una canzone che sembra una miscela casuale dei cliché della canzone “media” di inizio anni Sessanta. Capisco che Battiato ci sia affezionato, fu una delle sue primissime incisioni (1964), ma è così rende tutto più difficile.

4) It’s 5 o’ clock
Una delle mie canzoni preferite tra quelle degli Aphrodite’s Child. Il cantato, de-enfatizzato rispetto a quello di Roussos, si fa più attuale. A sorpresa, però, arriva un controcanto di una (cantante) persiana che restituisce l’enfasi canora persa, ma solo dove serve. Complessivamente, un arrangiamento a mio avviso superiore all’originale. Bella lì, uno sforzo ben Riposto.

5) Del suo veloce volo
Versione in italiano di “Frankestein” di Antony, quello di & the Johnsons. Pezzo splendido, l’originale. Pezzo splendido anche questo adattato in italiano: un testo semplice e toccante, la dolcezza del ricordo di un amico morto.
E poi arriva Antony. A cantare. Viene da ridere: diziona male in italiano tanto quanto Battiato diziona male in inglese. Eppure il suo timbro è talmente divino che glie lo perdoni, l’accento da turista inglese che chiede “scusei dovi è il boor”. Peraltro, ho letto che a inizio estate Antony è stato una settimana ospite di Franco alle pendici dell’Etna. Che sballo che sarebbe stato incontrarli! Incontri con artisti straordinari! A quando un duetto con Lou Reed?

6) Et Maintenant
Bécaud, nelle mani di Battiato, diventa molto meno rabbioso. Di più, come per una magia (sicuramente volutissima), il pezzo si pone come la continuazione di quello precedente, per tematica, testo, affinità armonica. Forse, come brano a sé stante, avrebbe brillato molto meno, ma in sequenza (e frequenza) con “Del suo veloce volo”, be’, è potentissimo.

7) Sitting on the docks of the bay
Addirittura nella stessa tonalità di "Et Maintenant", e con gli archi iniziali che gli ci si appiccicano perfettamente… continua la sequenza virtuosa aperta con Antony? No. Totalmente no. Questa cover è grottesca. Di più, disturbante. La prima strofa è esattamente quel “Battiato che fa il Battiato” temuto a inizio recensione, e tutto sommato evitato fino a questo punto del disco. E tutto va in frantumi quando irrompe la supercantante jazz francese Anne Ducros. Giuro, siamo nel piano bar dell’anima, nel sacro karaoke dei mostri sacri. Sicuramente loro si sono divertiti un sacco, e ci hanno dato una grande lezione sulle infinite possibilità del tutto e su quelle che non necessariamente vanno perseguite.
Peccato solo, a questo punto, che Johnny Cash sia morto prima di fare una cover di “The Wild Boys”.

8) Il carmelo di Echt
Ora è tutto chiaro: “Sitting on the docks of the bay” è stata incuneata nel disco come prova di cabaret, perché sennò il tutto risultava troppo coerente e ispirato, ma anche un tantino troppo struggente. Infatti il “Carmelo di Echt” riprende l'atmosfera dove “Et Maintenant” la lasciava. Continuo a preferire, a questa e a quella di Giuni Russo, la versione cantata dall’autore Juri Camisasca nell’omonimo album. Con quella sua voce scomposta come una pozzanghera increspata dall’immagine riflessa di nuvole piovose. Una delle più toccanti canzoni sulla Shoah che siano mai state scritte.

9) Il venait d’avoir dix-huit ans
Non si può dire che sia un disco allegro, ma nemmeno abbandonato allo sconforto. Anche questa cover di Dalida, con obbligatorio ricordo triste di Dalida che ne consegue (ah, Dalida, povera Dalida). Canzone mesta ma con un ritmo di batteria pop che la conforta con grande eleganza. Un po’ come in “It’s 5 o’ clock” e, guarda un po’, ecco che sbuca fuori anche qui la cantante persiana a vocalizzare un po’. La voglia di non strafare che permea tutto il disco è qui quasi brutale, con un finale un po’ lasciato a se stesso.

10) Bridge Over Troubled Water
Non è malignità: lo dice anche Battiato, che deve fare dischi per autofinanziarsi i film (nel prossimo minaccia di mettere Antony nel ruolo di Haendel!). Però qui siamo davvero nel “visto che posso permettermi di fare tutto, faccio qualsiasi cosa”. Vero, questa versione è opportunamente de-baglionizzata, ma è anche de-emozionalizzata rispetto a l’originale interpretata da Art Garfunkel. Quel che resta è una pronuncia inglese flebile e dubbia, adagiata sulla versione di “Bridge over Troubled Water” fatta da Richard Clayderman trent’anni fa. O quasi.

11) La musica muore
Duetto con l’autore Camisasca: funziona. Per un attimo temi di essere finito in una canzone dei Pooh, e invece no, tutto fila liscio, bello il testo, bella la costruzione armonica rock eppure non rock. Un inno generazionale che possono cantare con credibilità giusto loro, vista l’età e le esperienze di vita. So che l’ha cantata anche Shel Shapiro, sarei molto curioso di sentirla! Per intanto, l’intervento vocale di Camisasca è salvifico.
(Forse la misera interpretazione di “ Bridge Over Troubled Water” va riletta in quest’ottica: “la musica della nostra generazione muore, diamole il colpo di grazia”)

12) L’addio
Quasi dimessa questa versione di Battiato di un pezzo da lui originariamente composto per Giuni Russo (ah, Giuni Russo, povera Giuni Russo). Conoscendo e amando tantissimo l’interpretazione di Giuni, questa cover assume per reazione un significato prezioso e complementare: tanto intensa è lei, tanto in punta dei piedi è lui, come a rispettare doverosamente l’amica dalla voce così incontenibile. Curioso, Yin e Yang invertiti nei ruoli.

Ehi, avete DAVVERO letto fin qui? Ma meritate un premio buffo: mesi e mesi fa, un sito ha messo online questa finta cartella stampa di Fleurs 2, con finta copertina e finta tracklist esilarante. Se ho capito bene, l'autore dello scherzo era totalmente ignaro che sarebbe poi uscito questo Fleurs 2 (non facile prevederlo, dopo Fleurs 3! Battiato riderebbe di gusto di cotanta serendipità, se si così si può dire.

3 comments:

Anonymous said...

Tutto bene, anzi ottimamente, a parte aver tirato in mezzo uno che tira in mezzo il maestro Guido Malaffanni!
Non si toccano i maestri!!
uahahahahahah
B., se non ti assume prima Rolling Stone, ti assumo io così smetto di comprare scelleratamente su itunes a 9.90 euro al colpo.
S

B. said...

Yes! Assumimi tutto! Mi basta che l'ufficio abbia una temperatura superiore a casa mia in questo momento :D

Guido Malaffanni. Puro genio.
[stiamo diventando un po' ermetici?]
B.

Anonymous said...

Eilà! :)
Ma ci credi che non ho ancora comprato l'album di Francuccio? Sarà che piove e fa freddo e uscire con le stampelle è faticoso :) Devo assolutamente rimediare, e al più presto..dopo il tuo post sono ancora più curiosa!
Poi aspetto impaziente il tour teatrale *___*
Intanto vado a recuperare presenza nel mondo, che poi è Dio, che poi sono Io. :)))

Saluti carisssimi!

Lunaindiana