Sei figona, Cri, non serve che cerchi di assomigliare a qualcun'altra!
Premessa. Siamo quelli che quando arrivarono le sigle di Cristina d’Avena, tutto sommato, ci dispiacque. Più che altro ci dispiaceva per la fine delle altre sigle, quelle Fonit Cetra e RCA, insomma quelle di Vince Tempera, Detto Mariano, Olimpio Petrossi eccetera.
Poi però ci siamo appassionati alla “forma sigla” di per sé. Poi ci è nata Linda che ora ha cinque anni e, appena appena guidata, è una grande divoratrice di sigle. Tutte, dai Cavalieri del Re a… Cristina d’Avena, appunto. Che ha un unico difetto: ha dovuto caricarsi sulle spalle, insieme a quell’altra oberata di Alessandra Valeri Manera, una quantità di sigle semplicemente impossibile nell’arco di trent’anni e passa. Voglio dire: è chiaro che ti ritrovi nel portfolio dozzine e dozzine di brani inascoltabili e interpretazioni dimenticabili. Ma se il talento c’è, e il talento in Cristina c’è, qualcosa si deve salvare per forza.
Così, da apocalittico anticristino mi sono poco a poco convertito in integrato. Non un “fan” come posso esserlo dei Rocking Horse. Ma un estimatore di questo e quel brano, quello sì, soprattutto chiudendo un occhio sui testi, sui troppi cori di bambini e concentrandomi sui compositori e sui musicisti.
Quindi ecco che, all’uscita di questo disco di duetti, mi son detto: proviamo a recensirlo, raccogliendo anche i commenti spontanei di figlia (“Linda”) e signora (“AdF”). Temevo, non ascoltando musica italiana pop da tre lustri circa, di trovarmi spaesato da musica e interpretazioni fantascientifiche e arrangiamenti disorientanti, ma a quanto pare la musica italiana è rimasta fossilizzata sotto una calda coperta nostalgica e non ho avuto grossi traumi, se non quello di ritrovarmi al cospetto del già sentito e già cantato. La maggior parte dei duettanti con Cristina mi sono sconosciuti, ma questo mi permette di valutare con serenità il peso del loro intervento.
1. Pollon, Pollon combinaguai (feat. J-AX)
Saggiamente si comincia con l’incipit originale in lontananza, come filtrato da una radio o da un giradischi, simboli del Tempo che Fu iconicizzato. Con un gusto della sorpresa da manuale, si inserisce a bomba J-Ax con un freestyle a tema Pollon che risulta insospettabilmente divertente e precisissimo nel citare le peculiarità del cartone, compresa la cocaina che sembra talco ma non è. Arriva Cristina che, essendo che siamo all’inizio del disco, fa più che mai la Cristina, ma ben contrasta con il ritmo sincopato che se ne sapessi azzarderei che è un raggaeton o comunque qualcosa di latineggiante ma non troppo.
E sei là che aspetti che torni J-Ax e invece, inspiegabilmente, tutto il resto del pezzo lo tira avanti Cristina. Lui torna solo alla fine per chiudere con una metariflessione sulle sigle dei cartoni che non passano mai di moda. E’ una celebrazione, questo CD e per quanto paraculaggine ci sta. “Ci sta”, possiamo anticiparlo, è un po’ un mantra di tutto il CD. Detto questo non credo che mi metterò ad ascoltare J-Ax, ma ci berrei volentieri una birra insieme (per parlare del suo coin-op autocostruito).
AdF: “Sembra impossibile ma avrei voluto più J-Ax”
2. Nanà Supergirl (feat. Giusy Ferreri)
Giusy Ferreri è un grande mistero della natura. Mi pare di ricordare che era tipo stimata come cantante, ma Amy Winehouse, di cui Giusy vuole essere timbricamente epigona, canta meglio di lei anche adesso che è morta. Dizione della parola “super” incerta, altalenante e in generale insopportabile. Cristina molto bene, fedele all’interpretazione originale, non troppo leziosa, ma il timbro invecchiato di Cri è ancora meglio ora. L’arrangiamento è molto più mite e soprattutto nel middle 8 la fu chitarra elettrica non carica abbastanza. Ma c’è sempre stato nel brano di Cassano dei Matia Bazar un che di nostalgico che ha senso anche con un arrangiamento meno rock e più mellow.
AdF: "Perché Ferreri miagola sulle tronche?"
3. L’incantevole Creamy (feat. Francesca Michielin)
Creamy senza intro orchestrale: possibile? Apparentemente sì, almeno per non copiare del tutto l’intenzione originale di Martelli senior. Non si capisce subito però che il pezzo voglia presto sfociare in una specie di eurodisco anni Novanta che non ha coraggio però di pompare quanto dovrebbe Se lo facesse, d’altro canto, la Michielin con la sua voce da educanda verrebbe spazzata via in un baleno. L’autotune generosamente asperso tanto su Cristina quanto su Francesca le rende a tratti indistinguibili - niente di male, anche se, di nuovo, si contravviene al nostro concetto di duetto in cui ciascuna dovrebbe apportare un contributo personale, piuttosto che fondersi sfociando nell'indistinguibile. Complessivamente un grande boh.
4. Occhi di gatto (feat. Loredana Bertè)
Cos'è la perversione? È quando qualcosa ha chiaramente un problema di fondo che non solo non ci disturba, ma anzi, ci piace. “Me gusta”. Un mito della musica oramai in disgrazia (lo si capisce dal fatto che viene chiamata “diva” per evitare altri epiteti impietosi) che si presta a cantare una sigla dei cartoni. Funziona? Sì, ma non è abbastanza, funziona a livello di perversione, come un crossover tra due mondi impossibili. Girl power fuori tempo massimo per entrambe, non per la loro età, ma per la loro resa timbrica che non è sufficientemente graffiante mentre le immagini di Sheila, Tati e Kelly si sovrappongono alla quasi cougaraggine di Cristina e Loredana. “Agile scatto”, ma fino a un certo punto.
AdF: “Più che un duetto con la Bertè sembra un duetto con la Maionchi”
Linda: “Che voce roca, lo so che è una vecchietta”
5. Kiss Me Licia (feat. Baby K)
Chi è Baby K? Lo ignoro, ok? Però, come nel caso di J-Ax, dispiace che non sia più presente nel brano (forse, riascoltandola, è una dichiarazione un po' fortina). Il groove half tempo rappettuso toglie al brano originale quella melensaggine da carillon pre-menarca (perdonatemi, fan, l’ho detto che non sono un fan, no?). Sì, l’alternanza strofa cantata strofa rap ci sarebbe stata anche qui. Banale? Prevedibile? Ok, ma questo è un disco di duetti con Cristina D’Avena, non di John Zorn che sperimenta con Laurie Anderson, è legittimo che certi canoni del duetto vengano rispettati.
6. Magica, magica Emi (feat. Arisa)
Magica Arisa. Sempre ignorando cosa faccia Arisa ai nostri giorni, non si può non constatare che il suo timbro vocale funzioni alla grande su un brano come questo, totalmente improntato sulla linea melodica cantilenante. L’arrangiamento è ottimo e toglie quell’eccesso “di genere” che aveva lo swing terzinato dell’originale. Il duetto è impostato con un’alternanza precisissima che ha un unico difetto “fa sembrare Cristina la nonna di Arisa (AdF)”. La differenza di timbro e di età si sente eccome - non che sia un male, anzi, in generale nel disco il detto “gallina vecchia fa buon duet” funziona.
7. Mila e Shiro due cuori nella pallavolo (feat. Annalisa)
Un incipit reinventato sfocia in un arrangiamento notevolissimo, che attinge con equilibrio dalle migliori soluzioni pop/funk/disco degli ultimi quarant’anni. Difficile tenere fermi i piedi. Le voci di Cristina e Annalisa si fondono, a tratti un po’ troppo, ma il divertimento è costante e la dimensione corale da palazzetto dello sport rispettata in toto. Sempre, sempre così.
(AdF dissente profondamente perché odia la canzone, io invece amo quasi tutte le composizioni per Cristina create da Ninni Carucci, a parte quando l’hanno messo in una gattabuia per fare da solo tutte le musiche di quegli ignobili telefilm con le fettine panate)
8. Jem (feat. Emma)
Qui è tutto abbastanza giusto ma troppo, troppo tiepido, anche l’arrangiamento, che sconta una inspiegabile freddezza di fondo - andava esaltato il rock, non il pop! Avremmo voluto una vera backing band, Emma Marrone se magna tutti con quella voce, compreso l’intero set di virtual instrument e la partitura midi. Cristo, la batteria, veramente. La sigla di Ninni Carucci è ottima e lo resta, ma ho perso un’altra occasione buona stasera, è andata a casa col pop la Marrone.
9. I Puffi sanno (feat. Michele Bravi)
Miracolo di arrangiamento. Uno dei brani che odio di più nel repertorio di Cristina cambia pelle completamente diventando un techno rock veramente killer in ottica commerciale. Non so chi sia Michele Bravi, spero per lui che quel timbro da puffo tontolone sia dato da una patina di vocoder, sennò poveretti. Duetto con tutti i crismi, bello, in cui ciascuno dei duettant porta qualcosa.
AdF: “Topo Gigio?"
Linda: “Per me è 10!”
10. Siamo fatti così (feat. Elio)
Elio è come Zappa o il Lou Reed anziano, può fare quello che vuole quando vuole. L’arrangiamento (blando) quasi electro non sembrerebbe lasciare spazio per un’interpretazione super teatrale, over the top, che aggiunge doppi sensi in tutti posti necessari (i.e. “liquido vitale”). Cristina fa perfettamente da contraltare, non perdendo la bussola mentre Elio sfarfalla di qua e di là. Benissimo. Il brano originale, composto da Massimiliano Pani, è uno dei suoi migliori in assoluto, non solo nelle sigle. Una di quella volta che non devi per forza specificare “il figlio di Mina” per dargli una qualche rilevanza, povero Paciughino.
Linda e AdF: “Per noi 9!”
11. È quasi magia, Johnny! (feat. La Rua)
Sentimenti contrastanti. Mi hanno tolto i fiati all’inizio, sostituiti da un banjo midi della morte. Una pugnalata, il pezzo di Carucci sta in piedi principalmente per quell’inizio che dà tutta la spinta che serve… Ma nel tentativo di fare qualcosa di differente, in effetti, ci sta anche di rimuovere un sì potente incipit. Una galoppata techno tipo l’overture del Guglielmo Tell, con il sacrosanto momento half tempo sul “o ooo o o o oooo è quasi magia”. Non gli perdono di aver modificato la sequenza di accordi finali, ma pazienza. La Rua, chiunque sia, è perfetto per questo tipo di sound e Cristina canta meglio che nell’originale. Detto che il prodotto è ben confezionato, segnalo anche che è dall’altra parte dell’universo rispetto a ciò che mi piace, in termini di arrangiamento. Addio.
12. Una spada per Lady Oscar (feat. Noemi)
Giuro non ho MAI sentito l’originale. Mi sono sempre rifiutato per fedeltà all’unica vera possibile sigla di Lady Oscar che esiste, quella di Cavalieri del Re. E, complice ‘sta Noemi, chiunque sia, se ne vengono fuori con un pezzo pop rock epico e travolgente. Alternanze, armonizzazioni, cavalcata quasi sinfonica, melodia convincente, i soliti scivoloni nei testi di Alinvest che probabilmente all’epoca scriveva venti testi al giorno, e dobbiamo pupparceli per l’eternità (il titolo è un palese moto d'odio della Valeri Manera, che spera di spingere l'ambigua Oscar verso l'eroina). Ma il brano è complessivamente uno dei migliori del disco: al netto che sia originariamente una sigla, eh, è proprio bello nell’ottica “pop italiano”.
13. Che campioni Holly e Benji (feat. Benji & Fede)
Ah, l’altra sigla di Holly e Benji. Che arrangiamentone. Esaltante, radio friendly con dei finti archi spettacolari. Era già un duetto, tra Marco Destro e Cristina, ma anche sti due bravi cristi se la cavano, sempre ignorando chi siano. Senza coro di bambini il brano è un po’ meno sigla e un po’ più brano pop a tutti gli effetti. Convince, davvero un eccellente upgrade dell’originale.
14. Sailor Moon (feat. Chiara)
Uno dei migliori brani di Cristina in assoluto, non semplicemente una sigla ma un capolavoro pop, l’ennesimo masterpiece di Ninni Carucci. The best just got better! Arrangiamento techno serrato, senza incertezze, senza pietà, un treno che parte per lo spazio gira intorno alla luna e torna indietro carico di emozioni. Un middle 8 con degli archi sintentici pazzeschi, che riescono nell’intento praticamente impossibile di farmi dimenticare la chitarra elettrica dell’originale, synthpad ovunque, atmosfere lunari assolutamente compatibili con il mood delle musiche originali dell’anime.
Linda: “Voto 57, anzi, 50 mille”
15. Piccoli problemi di cuore (feat. Ermal Meta)
Spezziamo una lancia per Franco Fasano, ottimo compositore sanremese che per Cristina ha composto brani memorabili, ingiustamente trascurati in questo CD ("Un incantesimo dischiuso eccetera", "Pesca la tua carta Sakura" ecc ecc ecc). La sigla originale si portava dietro tutta la sanremaggine del caso, e funzionava. Funziona anche qui, ancora di più qui, con duetto uomo-donna che funziona perfettamente nel contesto dei “Piccoli problemi di cuore”, anche perché ‘sto Ermal Meta ha una voce pop importante (AdF: “Il migliore Ron!”). Come l’originale parte morbida per poi diventare trascinante, qui più sul disco-groove che non pop ballad, roba da Alan Sorrenti. Unico elemento inspiegabile: Cristina, che pure modera il suo registro melenso lungo tutto il CD, qui invece spinge senza pietà, con tutti i birignao del caso, come nell’originale. Una scelta che da queste parti non capiamo, ma alla fine anche sticazzi, il pezzo è bello, molto bello.
16. All’arrembaggio! (feat. Alessio Bernabei)
Tonnellate di autotune usato a sproposito, melodie già sentite, troppo sigla anni 2000 - cosa che in effetti è. Adf dice “tamarrata” e siamo tutti d’accordo che le tamarrate possono funzionare, ma questa non convince, tutto qua. (AdF sorpresa a sculettare sul brano, dopo aver detto “È becera” see ma intano balli EH!). Una volta di più ignoro chi sia il Bernabei, ma non mi farà gettare nel rusco i dischi di Demetrio Stratos, ecco.
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Morale? Volete la morale? È inutile. Sapete già cosa fare a prescindere, sulla base della vostra vita, della vostra fanboyaggine, fangirlaggine, whatever. La mia impressione è che gli unici che rischiano davvero di odiare questo progetto, complessivamente ben riuscito nella sua intenzione di paraculata pop sospesa tra passato e presente, siano i fan più duri e puri, quelli reazionari che non riescono a capire che “sono solo canzonette”, proprio come lo erano allora, e che lo status di “classici” per questi brani deriva soprattutto dal fatto che appartengono al nostro vissuto infantile, al netto che siano compositivamente validi o meno. Io dico sì a “Duets” con un po’ di leggerezza e di stupidità, pur con gli evidenti alti e bassi, senza nemmeno il bisogno di metterci dentro la favola bella di Cristina che è ormai un’icona tardiva/tardona pop irresistibile a dispetto degli anni e dei detrattori. E speriamo che la favola continui con Cristina a San Remo, con un pezzo scritto da Fasano/Cassano/Carucci.
Ultimo appunto naif: ma è tutto così autotuned il pop contemporaneo? Plz.
2 comments:
Quoto AdF
S
Pazzesco il necro-commenting che mi appresto a fare dopo - tipo - 6 anni.
Sono finito su questo post ieri notte e stamattina, post producendo foto di un viaggio in giappone (eccolo il colpevole), eccomi ad ascoltare l'album con le recensioni sotto mano.
Idolo Babich
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