Friday, 27 November 2009

Shit + Run/Stop

(Per simpatia, ho preso a scrivere delle retrorecensioni per un sito di retrogaming storico, leggendario, duro e puro: A.Rea.21. Qualora proprio non vogliate visitarlo perché questo è l'unico sito al mondo che guardate, allora le copincollo anche qua.)

Gioco: 911 Tiger Shark | Editore: Elite
Autore: Chris Harvey
Versione recensita: Commodore 64

C'è stato un tempo, circa quindici anni fa, in cui il boom degli emulatori permetteva agli incauti cybernauti di appropriarsi in maniera indebita di una quantità esagerata di videogame per il Commodore 64. Era come essere Dr. Manhattan che va in un'altra galassia e gioca a creare nuove forme di vita: un consapevole delirio di onnipotenza. Posso avere tutti i giochi? Tutti tutti? Tutti quelli belli? Beh, allora, per par condicio, anche tutti quelli brutti. Saltando di download in download, cipollando con siti FTP (il leggendario 'Arnold FTP', tuttora in attività) e utility di decrunching riuscii in breve tempo a mettere insieme un centinaio di horror-giochi, appropriatamente custoditi in una cartellina denominata SHIT. Tra tutti, ce n'era uno verso il quale provavo un'avversione tutta speciale, quasi magica, tanto che avevo rinominato il file MRDAPURA.T64 (ah, gli 8 caratteri + 3 del DOS!). Bravi, si tratta proprio del qui presente 911 Tiger Shark. Un abominio evergreen, una porcheria senza costrutto, un'amara lezione di tutto quanto sia sbagliato quando si vuole sviluppare un videogame.

No, seriamente. Questo gioco, andasse etichettato con un voto, raggiungerebbe lo zero - impresa improba anche per le peggiori puttanate in Flash. Ma l'idea che questo gioco sia uscito a prezzo pieno, e che fosse perfino un titolo su licenza (dei pneumatici Dunlop) è veramente da brividi. Capirete anche voi che MRDAPURA è un nome che non si spreca così, tanto per l'acrimonia del momento o il ciclo mensile.

Cercherò stringatamente di spiegare cosa c'è che non va. Abbiamo qui a che fare con un presunto gioco di guida in cui una Porsche non dichiarata che monta pneumatici 911 TS dichiarati (e chi se ne frega, ma vabbè) deve raccattare infiniti omini in giro per le strade che compongono il livello. Si parte male già all'idea che una Porsche a due posti raccatti infiniti omini. Ma il problema è che il recupero avviene non su un circuito o su un tracciato, ma in un bucolico panorama britannico inquadrato lateralmente e strutturato a terrapieni, che sembrerebbe perfetto per un gioco di piattaforme. Visivamente è talmente rivoltante che Mario e Sonic si farebbero di crack, piuttosto che entrarci, ma per lo meno si muoverebbero più agevolmente di un'autovettura lungo i saliscendi. Perché? Perché - è questa la trovata cardine del gioco - la vettura non segue automaticamente la pendenza delle stradine. Per prendere una salita, dovrete voi calibrare l'inclinazione della vettura, come si trattasse di un aereo, direzionando il joystick in su o in giù. Se l'idea era quella di simulare la necessità di non andare fuori strada, il designer era decisamente fuori strada. Si ha la sensazione che la vettura fluttui a mezz'aria, anche perché l'auto può, in questa condizione, attraversare case, alberi, fiumi, sfidando persino Escher in quanto a logiche prospettiche. Un Escher caduto dal seggiolone a sei mesi, s'intende.

Mentre cercate di capire come sia possibile che una Porsche senza licenza 'voli' in giro per l'english countryside con la risibile intenzione di raccattare omini che sventolano una bandiera a scacchi in preda a una crisi epilettica, vi rendete conto che in realtà, mentre state volando, cioè quando siete fuori dalle anguste tracce di pixel grigi che rappresentano i sentieri, l'autovettura subisce danni. E sì, trapassare un cottage in barba alla fisica è possibile, ma effettivamente l'energia viene drenata, fino al punto in cui il bolide, confermando la tesi del volo, precipita verso il fondo dello schermo, roteando. Siccome il sistema di controllo è totalmente ingestibile, questa sorte tocca al giocatore quasi in continuazione, anche perché, in un eccesso di realismo, 911 Tiger Shark contempla una sola vita. E via da capo. Al che, per essere sicuro di aver esplorato per bene il mondo di gioco (che è un'area di circa sei schermi per sei - e basta), ho attivato i classici cheat da copia pirata: tempo infinito, energia infinita. Ma mi illudevo. La bruttezza del gioco è tale che riesce a trionfare perfino sui cheat! I nemici, infatti, vi uccidono all'istante, con un solo tocco. Macchine avversarie? No. I nemici sono: a) due pecore; b) due locomotive; c) due massi che cadono occasionalmente; d) il bordo dello schermo (toccate i limiti della mappa e precipiterete - roteando, certo).

Sì. Potete guadare un fiume volando (...), con la vostra Porsche taroccata, ma se toccate una pecora siete finiti. I treni poi sono un mistero - non era così agevole realizzare una locomotiva sul 64, si tratta di almeno 6 sprite attaccati - inoltre la locomotiva lancia verso l'alto il fumo della ciminiera (o è il carbone della caldaia: è talmente agghiacciante la grafica che non si distinguerebbero l'uno dall'altro). Insomma, uno sbattimento totale. Come se non bastasse, il programmatore si è sforzato di curare dettagli sorprendentemente inutili nell'economia di un gioco così sciatto e ingiocabile. Per esempio, se un macigno rotola sulle rotaie il treno ci si fermerà contro. Oppure: il treno passa in trasparenza dietro alle case e ai sentieri (il che sembrerebbe più che altro un bug, visto che rendere case e sentieri semitrasparenti non ha alcun senso). A suggellare la qualità più che moltissimamente infima arriva la colonna sonora, l'ennesima reinterpretazione di 'Pop Corn' di Gershon Kingsley (massì, la musichina di Pengo), che è ottima per muovere un pinguino che trotterella in un labirinto di blocchi di ghiaccio, ma che non c'entra assolutamente nulla con un contesto automobilistico. Nemmeno il gioco, d'altro canto, c'entra assolutamente nulla con un contesto automobilistico. È una simulazione di pneumatici che volano, guadano e infine scoppiano banalmente contro il bordo dello schermo, o contro una pecora, o contro del carbone che sembra fumo o viceversa. Insulto finale: la versione Spectrum era un gioco completamente diverso, più vicino a Spy Hunter e addirittura gradevole. Dannati spectrumisti.

Vi lasciamo con la citazione del testo della pubblicità originale del 1985: "Una serata difficile. Una delle auto sportive più sofisticate del mondo. Una strada bloccata. Un labirinto inesplorato di strade di collina. Gli ingredienti della nuova emozionante simulazione di rally '911 TS'.". Le uniche cose che corrispondono sono "Una serata difficile" (quella spesa dal programmatore per sviluppare il gioco) e "una strada bloccata" (la carriera del programmatore medesimo). E il fatto che sia un gioco "emozionante", anche se bisognerebbe domandarsi il colore dell'emozione in questione. La risposta? MRDAPURA.T64.

7 comments:

Anonymous said...

Praticamente un sinonimo di "cagotto". Povero Chris, povere pecore

ilmatto said...

Povero. POVERO.
A ogni modo, Chris è vivo e lotta assieme a noi http://www.mobygames.com/developer/sheet/view/developerId,69566/

B. said...

Chi l'avrebbe mai detto. Sono felice che Chris abbia fatto retromarcia - anche se in realtà ha un gusto tutto suo per scegliere pessimi giochi, vedo dalla sua tenure track...
(non sono sicuro che il termine quagli, ma è così di moda! come resistergli!)

Anonymous said...

Ma è quello che ha fatto Bomb Jack come dice il sito?

B. said...

ha programmato la conversione per Commodore 64 che, togliendosi dagli occhi il prosciutto dei ricordi dei bei tempi andati, era da 4. Soprattutto rispetto alla bontà infinita del gioco da sala.

Bombjack, l'originale, è di Michitaka Tsuruta e Kazutoshi Ueda più altra gente.

Anonymous said...

Non si cava il ragno dal buco, go capi'.

Tiziano Toniutti said...

E' uno dei miei subdesigner più amati, soprattutto per The Fall Guy (nomen omen), forse tocca i vertici di Mark Greenshields (Bombo) e dei misconosciuti stagisti di Durrell (Thanatos) e Titus. Ma come vedi ha vinto il suo neurone dedicato, più agilmente di tanti più bravi. E merita quindi almeno pari onore.