"Una tristezza che spera di passare" è una delle tante possibili definizioni di saudade. Traduzioni in una parola, dal portoghese all'italiano, non ne esistono. Sono quei concetti magici e anche un po' esotici per quel rischio di lostitura in translazione che è sempre in agguato. La saudade è roba da marinai, da gente lontana da casa, da gente lontana dal proprio amore, da gente che deve rifugiarsi nei ricordi per ritrovare l'ombra di una gioia ormai spentasi. La saudade è un sentimento complesso da spiegare eppure presente nel DNA di qualsiasi umano e anche di molti animali. La saudade è sorella del blues e dello spleen, ma non è né l'uno né l'altro, è la saudade.
E la saudade non è nemmeno quella di una volta: sì è evoluta da una più tradizionale malinconia per l'amore lontano di origine lusitana fino a incorporare anche una volontà di rinascere (la tristezza che spera di passare, appunto). Questa evoluzione la si deve precisamente a Vinicius de Moraes, poeta musicista vagabondo istrione amatore orixá, che nel corso degli anni Sessanta ha perfezionato e affinato una poetica che ha nella saudade il suo perno. Con l'aiuto di musicisti leggendari come Tom Jobim e Joao Gilberto innanzitutto, ma anche Chico Buarque de Hollanda, Baden Powell, Toquinho e tantissimi altri, De Moraes ha di fatto inventato la bossa nova e ha stravolto la samba. Un'operazione intellettuale, che però è stata abbracciata dal popolo brasiliano con un ardore sincero, pieno d'energia, che presto fu in grado di conquistare il mondo, ibridandosi con naturalezza col pop e col jazz. E giu di Getz, di Sinatra, di Mina, di Vanoni. Certo, è un riassunto del concetto saudade che riempirà di saudade tutti gli appassionati di cultura brasiliana. Che dunque mi ringrazieranno. Saravà!
Ho capito che la saudade era una costante della mia vita fin da giovanissimo. Già alle elementari mi struggevo di nostalgia ricordando i bei tempi dell'asilo (ma non per questo rifiutando l'evoluzione della personalità, altrimenti avrei ancora 5 anni invece dei miei 16). Ai tempi dei computer a sedici bit già rimpiangevo gli otto bit. Nel 1991 ero già tornato in piena fase Duran Duran e le canzoni dei cartoni animati degli anni Ottanta erano la mia colonna sonora quotidiana. Questa saudade per l'altroieri, cercata certosinamente, era da me vissuta come una forma di meditazione, di ascolto interiore, forse addirittura di preghiera, per quanto distorta nel metodo e nelle intenzioni. Non solo: la ricerca di una saudade istigata ad arte serviva come scintilla creativa, come scenario da cui far sbocciare una nuova canzone, un nuovo disegno. Banalmente, bisogna essere tristi perché la tristezza passi, tramite l'atto creativo, La tristezza come presupposto necessario per la felicità.
Solo nel 1993 avrei cominciato a conoscere i maestri della saudade per antonomasia, quella di Vinicius o poeta. Era necessario abbandonare Trieste, innanzitutto perché Trieste offre già di suo una saudade che si completa in se stessa. E poi... beh, di questo scriverò poi. Perché un po' mi turba che oramai esista uno strano stereotipo in merito alla musica brasiliana d'antan, assimilata dai più al disco samba tipo Brigitte Bardot Bardot e Meu Amigo Charlie Brown. Provate a domandare a un amico "cosa ti viene in mente se dico 'samba'" ed è molto facile che attacchi con Peppé peppé peppéèèè. Va bene, eh, però c'è del gran bello dietro la magistrale opera disco samba dei belgi Two Man sound.
5 comments:
E' vero anche gli animali. Bastava ascoltare con empatia e senza fastidio il cane nero oggi, assiso su un tavolo verde, gorgheggiare pieno di saudade. E gli umani, certo, quanto vulnerabili, soprattutto dopo certi giorni di sedicente festa.
S
Contro la saudade, effettivamente:
http://www.youtube.com/watch?v=KsJun-ZtqTs
Mah, che la saudade riguardi i marinai è da dimostrare. Depende.
Dalla personalità del marinaio. Io ne ho conosciuti di olto oco saudadosi.
Per il resto sottoscrivo riga per riga...
Quel video postato nei commenti, mi mette una saudade assurda. Quei vestiti, quell'effetto di moltiplicazione dell'immagine. Sarà che ho Chopin in sottofondo. E' un'immagine insopportabile. Come una festa stupenda con persone care che ora non ci sono più. Necrologia degli affetti, o roba del genere.
Auguri Maestro, se il tuo Facebook dice il vero sulla tua data di nascita. Ma conoscendoti tu sei uno di quelli che mette la data giusta perchè metterla sbagliata sarebbe un gesto di sfida al banalismo troppo banale in se. Guisto?
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