Wednesday 15 July 2009

Il quarto mese
(il campo)

The bobichs are back!

E il sesto mese, e il settimo mese, e il decimo anno. Vogliamo andare avanti ancora così? Ma no. Fermiamoci al quarto mese. Quattro, numero della materia pitagorica. Quattro, i giocatori simultanei di Gauntlet. Quattro, i fantastici. Quattro, una precisa quantificazione e allo stesso tempo un'indicazione arbitraria in un sistema numerico arbitrario.
Beh? Le prime parole in quattro mesi e sbrodoli così, Babich? Nemmeno una discesa dalla scalinata in frac come nel video di Your Mother Should Know? Eh, no. Non ci sono scalinate, nel Campo. Nel Playground. Sono cambiate molte cose. Mamma mia, quante cose possono cambiare in soli quattro mesi, in ogni campo, ma, metaforicamente, semplicemente in quel Playground che li rappresenta tutti: quel campo che attraverso ogni mattina per andare a lavorare. E così molto prosaicamente ora sapete perché questo sito si chiama Playground. Campo giochi, giochi per la mente, campo di fragole, campo di quel che ci pare, tutto campo direi, perché l'idea è proprio che nel Playground ci puoi mettere tutto, con l'unico piglio interpretativo di una seria voglia di giocarci, di non prendere niente sul serio, seriamente.
Così tutto cambia, nel campo dell'esistenza, ma ancora attraverso ogni mattina questo campo, che diventa così il più strano dei campi di gravità permanente. Siccome il piccolo contiene il grande, il bambino è padre dell'uomo e il mulino d'Amleto ci metti la farina e lui la macina fino a ottenere spighe, beh, succede che il campo fisico e erboso che attraverso ogni mattina è una metafora sempre più atomica, per così dire, del tutto. Nell'insieme, è la mia vita, sull'asse dello spazio e su quello del tempo. Piove. Fiori crescono, fiori svaniscono. Funghi crescono, funghi vengono raccolti. Padroni passano coi cani a passeggio. Più spesso cani passano con padroni a passeggio. Alcuni salutano, alcuni no. Alcuni fiori ho imparato a conoscerli, altri no. Alcuni so che se sono in ritardo non sentirò il loro profumo, ma se sono in anticipo sì. I pioppi sono malati, piano piano moriranno tutti, ma qualcuno, chissà chi, ne pianta di nuovi. I pioppi malati cadono col maltempo, che sembra sempre di più, sembra sempre di meno ma semplicemente è ogni tanto come sempre. I pioppi che io sappia cadendo non hanno mai ucciso nessuno, ammesso che qualcuno veramente muoia, nell'insieme del campo - o forse si trasforma. I pioppi, per come tira il vento, cadono sempre verso sinistra. Sinistra per me che arrivo. E cadono sulle piante dei bobici. Il gran turco, turco come i dervisci rotanti quando sono turchi. Qualcuno porta via i pioppi caduti. Come nei cartoni, resta la sagoma del pioppo, nel senso che dove è caduto le piante si rompono e il contadino le estirpa, e resta la terra nuda a forma di chioma di pioppo malato.

And the cacc is back too!

Quasi tutto quello che ho scritto su questo blog è profondamente intriso di morte. Almeno quanto lo è di vita, intendiamoci. Vita/morte. Vitamorte. Il campo ibrido dell'essere non essere, Amleto, stavolta che macina, più che spighe, sfighe, preso nell'ego, a rimirarsi in uno specchio che è lo specchio delle sue brame mortali - il teschio che ghermisce.
(Ehm...)
Dicevo. La vita e la morte. I miei venticinque lettori ricorderanno la storia del Rinconiglio. Ora grazie al link appena fornito si può fare finta che se la ricordano anche gli altri, che recita stupenda, 'sto internet. Poi vi ho raccontato che il Rinconiglio era finito in salmì come una lepre. Naturalmente buttavo là un "magari ha preparato il mondo per l'avvento di una stirpe di Rinconiglietti". Be' è così. Simbolicamente, almeno: dannazione, che importanza ha se sono tecnicamente figli suoi o meno, i Rinconiglietti ci sono, sono due. Appena il mais è sorto, sono sorti anche loro. Più svegli del padre, non sono così propensi a farsi prendere. Tanto che dapprima ho capito che erano tornati dalla cacca. Dalla cacca nella foto qui sopra.
Leopardi coglieva l'infinito fissando una siepe. Io colgo conigli fissando la cacca. E, a parte la modesta superiorità poetica di Leo, in fin dei conti è la stessa cosa. Anch'io vedo l'infinito. Vedo le infinite stirpi di conigli, simboli, nell'economia del campo, delle infinite genti, della resurrezione nella carne che non è altro che l'eterna genesi di nuove genti. Del dolore che si travasa in nuova vita, della malattia che fa parte del tutto, del bisogno di accettare tutto questo, per trarre forza dalla malattia, per piantare dove la pianta è stata estirpata. Più grande è il dolore dello strappo, più maestosa sarà la chioma del nuovo albero che sorgerà.
Dall'alto, fluttuante sopra il campo, la consapevolezza guarda i pioppi vecchi e malati, i pioppi fronzuti, i pioppi appena piantati. Vede le ere, le stagioni, vede l'infinita vanità del tutto, vede e capisce lo spazio e il tempo.
Alle volte, per pochi istanti, riusciamo a elevarci, a essere piena identità con questa consapevolezza del Tutto che fluttua sopra le nostre teste.
Per il resto del tempo, soffriamo credendoci chissà che - quasi che avessimo il diritto di soffrire (vorrebbe dire esistere davvero come individui singoli, mentre l'ego, lo dicono gli esperti, è pura illusione).
E più diventa dura, più cammino.Traccio linee attraverso il campo, su e giù. Qui su questa pagina è facile pavoneggiarsi di quanto ne capisca del campo. Ma lì, mentre cammino e sudo nel caldo d'estate con l'erba che entra nei sandali e le ortiche che punzecchiano gli alluci, non capisco una mazza proprio come tutti gli altri.
Ma a volte basta trovare un po' di cacca di coniglio per ritrovarsi in armonia col Tutto.

Cacchio, mi sono mancato!

5 comments:

Anonymous said...

Che ritorno e-scatologico, e pure magico e misterico, B.!
Bentornato nel tuo campo

Fabio Bortolotti said...

1) rispetto al conio della parola e-scatologia. L'antica grecia incontra l'e-mail, il nostro presente magnifico et progressive (si parlava di Leopardi...)
2) gran bel post. Fa piacere vedere come l'ispirazione non venga offuscata dai momenti di stanca e di fatica. Pare trarne beneficio. Briespeck. AKA respect. A domani man.

Wendy said...

Cacchio, sì, pure a me!

elisa said...

Forse volevi dire "Cacca, mi sono mancato!".

Slowly said...

Confesso: non ho capito.

In cambio vado a vedere di finire Bubble Bobble. Passerò la notte in bianco, maledetto!

:D

Ad ogni modo ho capito perchè non sei un fotografo professionista.

Gh gh gh!