Monday 31 May 2010

L'intervento

È raro che un logo mi piaccia tanto nei colori, nelle proporzioni, nella font.

"La vita, amico, è l'arte dell'incontro"
Vinicius de Moraes

Sono stato invitato a fare un intervento a un convegno. O congresso. O non so come chiamarlo, se non con il suo nome: "Far Game - Le frontiere del videogioco tra industria, utenti e ricerca". Si è svolto a Bologna, presso il cinema Lumière. Il mio intervento consisteva, da programma, in un "Omaggio a Super Mario". E così è stato.
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Slide d'apertura.

E ho fatto anche le slide in PowerPoint. In teoria la performance doveva consistere in io che gioco i vari Marii, dagli albori ad oggi, spiegando man mano le idee di design sottese. E infatti fino alla sera prima era proprio questa la mia intenzione. Però poi la sera prima mi sono un po' spaventato, banalmente, perché il mio intervento veniva presentato come "l'evento speciale di chiusura" e perché subito prima di me, nella medesima sala cinematografica, c'era l'intervento di Enrico Ghezzi. E stighezzi, direte voi. E terrore reverenziale, dissi io, che infatti passai la notte a rigiocare i Marii e a fare semplici slide, giusto per avere qualcosa cui attaccarmi. Anche perché giocare e contemporaneamente parlare è facile solo se a) parli fluidamente ergo muori perché ti sei disconcentrato in merito alla parte ludica; b) giochi fluidamente ergo ti ammutolisci perché ti sei disconcentrato in merito alla parte declamata.
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Prima slide, del tipo di "prendiamola alla lontana".

In effetti, le slide ci stavano benissimo. Perché erano quasi solo immagini, e perché i pochi testi erano scritti nella font Namco Classic, quella usata anche nei primi Marii. Ah sì, e poi perché c'era il loghino del convegno in basso a destra. Nascondersi dietro un logo è sempre una mossa azzeccata. Mostravo una decina di slide e poi giocavo una selezione dei Marii appena passati in rassegna.
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Seconda slide, del tipo "cercare la clemenza della folla evocando Miyamoto".

Appena mollate le rassicuranti slide per passare alla prima fase ludica, ho realizzato quanto scaldi il gioco per se rispetto alle mere parole. Alla prima botte in testa giocando a Donkey Kong, dalla platea una fragorosa risata del pubblico unita a un applauso (di perculatio o di incoraggiamento o un misto delle due). Mi sono sentito pervaso di un senso di imbarazzo stranamente incoraggiante. Ok, non mordono. Certo, è tutto nella testa dell'interventista, che la platea debba mordere. Eppure credo che chiunque debba parlare a una platea si faccia dei filmini mentali in merito al worst case scenario.
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No, non è che le voglio mettere tutte e 50, le slide, eh.

D'altro canto, il tema trattato nel corso di un intervento ha il suo peso, nell'influenzare il grado di clemenza dell'auditorio. Un magio che porti in dono una storia d'eccellenza videoludica come quella di Mario troverà abbastanza probabilmente un'accoglienza amichevole. Ma che platea e platea, si era tutti là a passare due orette in allegria nel nome dell'idraulico! Mi sentivo così polleggiato che avrei voluto chiudere mettendomi al pianoforte e suonare il classico tema di Mario di Kojii Kondo o, peggio, addirittura la mia preistorica canzoncina su Miyamoto. Fortunatamente mi è stato, invero con estrema eleganza, sconsigliato dagli organizzatori. Che, a mio avviso, sono stati dei gran organizzatori. Sapete quando si dice "giovani e dinamici" nel senso vero, non per riempirsi la bocca come quando si dice "giovani e dinamici" tanto per riempirsi la bocca? Ecco.

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Anzi, questa facciamo che è l'ultima. Ciao.

Insomma mi sono divertito molto, ho tenuto alta la bandiera rossoblu di Mario (che non seriviva, anche perché ora che ci penso il rosso e il blu sono i colori del Bologna), ho saziato il mio ego, ho chiacchierato con un sacco di persone tutte sulla stessa lunghezza d'onda, ho addirittura autografato una copia del mio vetusto libro Mariuolo a un giovine che sosteneva come la mia esistenza gli fosse stata in qualche modo utile a scegliere il percorso di studi. Il tutto a Bologna, la città dove ho fatto l'università. Il tutto in effetti in seno alla medesima università. Il tutto continuando a parlare, morire, fare battute di dubbio gusto e strappare comunque un sorriso alle persone, il tutto super-nerd, il tutto mentre maggio finisce e i gelsomini, la sera, hanno la giusta intensità, e ancora i tigli devono dire la loro, e Bologna è bella la sera, e sono passati tanti anni, e non sono ancora sicuro nemmeno di aver incominciato a ricordarlo, quel periodo, perché la vita negli ultimi dieci anni si è messa a correre a perdifiato, e penso proprio sia giusto così, se poi l'amarcord può essere lo stesso intensissimo pur durando il tempo del profumo di un gelsomino, mentre si passa in una viuzza bolognese. E dura forse di più, la gioia? Più del profumo di un fiore?

[Rethoric mode off]


Insomma: grazie a tutti, se leggete questo. Le cose belle si fanno tutti insieme. E allora si passa da un intervento a un inter-evento, e diventa proprio gioioso.

5 comments:

Unknown said...

Bisb, proprio ieri ho costretto thom a scaricare puzzle bubble sul cellulare... che struggimento! non ho trovato invece Kirby's Avalance, né ricordo come si chiamava quel pinguino superbasic che correva fra le buche e che adoravo... puoi aiutarmi? ^_^

Anonymous said...

Il "giovine" continua ancora a sostenere che quel libro gli abbia dato una grossissima spinta per l'università, e averlo orora autografato dopo quelle 2 ore di tempo speso nel mio passato (e nel passato di tutti i presenti) lo rende ancora più convinto. ;)

Poi in un periodo dove troppa gente inizia a darmi del 'lei' per fortuna qualcuno mi definisce ancora 'un giovine'. XD

Andrea Peduzzi said...

E' stato bello anche stare dall'altra parte a sentire.

Un decisamente non più giovine.

Anonymous said...

La diversamente giovane e dinamica sottoscritta non c'era ma percepisce la gioiosità dell'evento!
S

NrGiGa said...

[Rethoric mode on]
Mi sono appena passati davanti 20 anni di vita videoludica e non.
Maledetta nostalgia.

Eppure ci sono ancora un sacco di cose da fare e non è ancora tempo di guardarsi dietro (e lo stesso dicasi per te).

[Rethoric mode off]
E' stato un gran bell'inter-evento.
Con o senza Mario, ma non senza Babich.