Burn, baby, burn. Magazine Inferno.
Sono un uomo tormentato. Che fossi tormentato lo si evince facilmente da questo blog, irregolare nei tempi, nelle cadenze, nei temi. Quindi la novità è che sono un uomo. La frase si potrebbe anche completare così: "Sono un uomo tormentato dalla cervicale". Ma è tutto collegato. Ho la cervicale perché ho spostato mattoni di carta tutto il giorno. Ho spostato mattoni di carta che tuttavia gravano simbolicamente da sempre sul mio groppone. Da più di cinque lustri. Hence the cervicale.
Sto parlando dei cumuli di riviste di videogame che ho collezionato dal 1984 ad oggi. Centinaia di riviste. Migliaia e migliaia di giochi recensiti. Le firme dei grandi del giornalismo videoludico italiano e straniero.
Ed eccomi qui, a fare a pezzi buona parte di questo golem di informazioni cartacee che mi ha seguito, muto eppure denso di senso, per tutto questo tempo, attraverso traslochi, cambi di città, sforbiciamenti assortiti per ritagliare questo o quell'eroe videoludico.
Un valido strizzacervelli mi direbbe probabilmente che mi sono portato appresso questo fardello del passato (e innumerevoli altri, ma una cosa alla volta) con l'idea originale di utilizzarlo come barricata contro le intemperie del futuro. Il famoso castello di carte, ma quando le carte sono così tante, diventano inamovibili. Però castello fa anche rima con fardello (...) ed ecco che l'arroccato si ritrova in effetti sepolto egli stesso.
Non vi sto dicendo che in un giorno solo sono riuscito a buttare giù il muro di mattoni di carta, magari ascoltando "The Trial" da "The Wall" a tutto volume. Quello no. Anche perché un rapido giro su EBay mi ha fatto valutare con attenzione cosa gettare e cosa no. Così un bel po' di riviste le ho tenute. Molte riviste le ho regalate a chi ha spalle più grandi, e può portare con maggior serenità quel peso. Ma una rivista in particolare l'ho dovuta fare a brandelli. Non c'era altra soluzione. Non si poteva regalare. Non si poteva tenere. Non si poteva vendere.
Zzap!
E' il nome della rivista, eh. L'epoca del Commodore 64. Dal 1986 a... non so, a un certo punto ho perso il conto. Zzap! è stata una delle riviste che più ho amato in assoluto. L'ho amata nella sua prima gestione, ad opera di quel medesimo Studio Vit dove poi sarei finito, incredulo, a lavorare. Ma l'ho amata anche di più nella sua versione post, quella degli Auletta, dei BDB, dei Gallarini, dei Besser, delle legioni di altri grandi nomi. Potevo amarla solo perché, parallelamente, assaporavo anche il gusto di K, l'allora nuova testata dello Studio Vit. La totale follia di Zzap! e, presto, anche di The Games Machine, avevano un che di contagioso. Man mano che le due riviste si affrancavano dagli originali inglesi, le cose si facevano sempre più esilaranti. Era l'epoca della Gialappa's che faceva ridere. Era l'epoca del primo Elio. Era l'epoca di una Milano da bere, sì, ma da bere con una ragazza nerd in birreria parlando delle avventure LucasArts. Zzap! era un'autentica sbronza, in effetti. Aveva un suo stile. Quando volevo sentirmi adulto, un po' esistenzialista e distaccato, passavo a K. Quando volevo tornare ad essere un teen-ager un po' sfigato ma orgoglioso di esserlo, giù di nuovo su Zzap! e TGM.
Sono sicuro che se non ho subito reali contraccolpi nel trasferirmi, ormai 11 anni fa, a Milano, lo devo anche a questo inprinting vissuto nell'adolescenza, a Trieste, città splendida e lontana, sconosciuta agli italiani ma con gli occhi ben aperti, là, appollaiata sulla frontiera.
In effetti ho fatto a pezzi anche TGM. Ho tenuto solo i numeri dall'1 al 12, che Iddio mi perdoni.
Andava fatto. Troppo amore alla fine vi ha ucciso, rivistine mie. Solo un atto di inaudita violenza poteva riequilibrare il peso di questo fardello. Vi ricicleranno. Diventerete carta. Non diventerete un depliant che spiega ai milanesi le meraviglie operate dal sindaco uscente. Questa, almeno, l'avete scampata. Magari diventerete un numero della Rivista Ufficiale Nintendo. Sì, voglio pensarla così.
Prima mi sono cautelato che, online, fossero disponibili e scaricabili le scansioni di ogni singola rivista stracciata. Fredda preservazione del contenuto informativo. E poi, con la cervicale quasi urlante, sbram, sbram, sbram. Più andavo avanti, più sentivo montare il mal di testa, addirittura la nausea. Ho preso un Voltaren, inizialmente è sembrato inutile. Poi, però, pian piano, ha cominciato a fare effetto. Stremato, mi sono accasciato sul pavimento - o meglio, su un letto di carta strappata. Mi sono appisolato così, nel sole del meriggio, per la prima volta dopo tanto tempo io sopra le riviste, loro sotto. Loro un po' meno riviste, io un po' meno teenager. Un po' più uomo. Tormentato.
Grande, ora devo eliminarne solo qualche altro centinaio. Sarebbe bello, alla fine di tutto, presentarsi piuttosto leggeri, no?
3 comments:
Quando scrivi queste cose fai un po' paura B... ma credo solo perché non le ho mai lette, quelle riviste.
S
La mia fortuna è stata essere costretto a farlo, e pure in breve tempo, senza quindi potermi soffermare più di tanto.
(E comunque una parte di riviste le ho conservate pure io, molte meno di quante avrei voluto. Vivo bene lo stesso)
Io ho una tecnica diversa. La mia collezione di game power, tgm e k è al 70% nella casa al mare. Le rare volte che vado in Liguria, in pratica, cago leggendo anteprime di Kid Chameleon. Feels good.
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